Lo scopo della nostra vita è di pacificare le sofferenze di ogni essere senziente e portare loro felicità, a cominciare dalle persone a noi più vicine, quelle con cui viviamo, mangiamo e lavoriamo. Partendo dalle persone e dagli animali intorno a noi e includendo via via tutti gli altri, lo scopo della nostra vita è di liberare tutti da tutte le loro sofferenze e di portare loro ciò che è desiderabile, felicità e pace. Pertanto, anche qui, proprio ora, ascoltare questo discorso dovrebbe essere un servizio per tutti gli esseri senzienti. Dovremmo fare in modo che ogni singola parola che stiamo per ascoltare o spiegare sia benefica per ogni essere senziente. In questo modo, anche con questa singola azione, diamo significato alla nostra vita. Dovremmo dedicare la nostra attività odierna – ascoltare questo insegnamento – per liberare tutti da tutto ciò che è indesiderabile e per portare cose desiderabili, come la pace e la felicità, sia temporanee che ultime.
Questa attitudine per noi è una novità, è una nuova motivazione. Abitualmente cerchiamo la felicità per noi stessi, questa è la nostra abitudine, la nostra motivazione. Siamo nati con l’idea di cercare la nostra felicità personale e non c’è nulla di sorprendente in questo. Questa è stata la nostra attitudine e la nostra vita fino a ora. La maggior parte di noi ha dedicato la propria vita a ottenere la felicità per sé. È stato così dalla nascita, da innumerevoli rinascite. Non è niente di nuovo. E non avendo cambiato questa attitudine, questo pensiero egoistico, l’idea di impegnarci solo per il nostro tornaconto, anche se la nostra mente ha il potenziale per essere completamente libera da ogni singolo problema e dalle sue cause, raggiungere la felicità ultima, la felicità impareggiabile della piena illuminazione, questo non è ancora successo. Perché? Altri ci sono riusciti, ma perché a noi non è ancora successo? Perché non ne abbiamo fatto esperienza? Perché non abbiamo il nostro atteggiamento.
Ora qui, oggi, dovremmo cercare di compiere questa singola azione: ascoltare l’insegnamento con una mente nuova, con il più puro pensiero altruistico, desiderando di liberare tutti da tutte le sofferenze e le loro cause e condurli alla felicità, non solo alla felicità temporanea, ma alla felicità impareggiabile della piena illuminazione, lo stato che è la cessazione di tutti gli errori, od oscurazioni, della mente, e il completamento di tutte le qualità, o realizzazioni. E dovremmo dedicare in modo che, con ogni parola che sentiamo, il suo significato si realizzi nella nostra mente; in modo che, quando spiegheremo queste parole ad altri esseri senzienti, essi siano immediatamente in grado di realizzarne il significato, che è il sentiero. Non appena sentono le parole, possano essere in grado di realizzare il sentiero nella loro mente. In questo modo, con ogni parola siamo in grado di beneficiare ogni essere senziente, portando loro la felicità impareggiabile della piena illuminazione.
Quindi, per avere successo in questo vasto impegno verso tutti gli esseri senzienti, per prima cosa dobbiamo raggiungere noi stessi la piena illuminazione, realizzando il sentiero graduale verso l’illuminazione, sviluppando la mente nel puro e completo sentiero infallibile verso la piena illuminazione. Per farlo, dobbiamo ascoltare, riflettere e meditare. Con questa motivazione, al fine di beneficiare tutti gli esseri senzienti, ora ascolterete gli insegnamenti.
Coloro che lo desiderano possono ricevere la trasmissione orale, le benedizioni del lignaggio, del mantra del gentile e compassionevole Buddha Shakyamuni. Questo mantra contiene l’intero sentiero verso l’illuminazione: i sentieri graduali dell’essere di capacità inferiore, dell’essere di capacità intermedie e dell’essere di capacità superiori.
Il primo MUNÉ contiene il sentiero graduale del primo tipo di essere; il secondo MUNÉ del secondo tipo di essere; e MAHAMUNA-YE contiene il sentiero graduale dell’essere di capacità superiori.
MUNÉ MUNÉ MAHAMUNA-YE significa “potente, potente, grandemente potente” o “controllato, controllato, grandemente controllato”.
Recitando una volta la preghiera diBuddha Shakyamuni, lama tonpa chom den de…, si purificano 80.000 eoni di karma negativo. Con questa motivazione, per prima cosa darò la trasmissione orale del mantra per coloro che desiderano riceverla.
Realizzare l’intero sentiero purifica quindi i vostri corpo, parola e mente impuri, trasformandoli nel sacro corpo vajra, nella sacra parola vajra e nella sacra mente vajra di un essere pienamente illuminato. Questo è realizzare il significato di OM, che è composto da tre suoni, ah, o e ma. Questi tre suoni significano il sacro corpo vajra, la sacra parola vajra e la sacra mente vajra di un essere pienamente illuminato. Quando realizzerete l’intero sentiero, il vostro corpo, parola e mente diventeranno il sacro corpo vajra, la sacra parola vajra e la sacra mente vajra di un essere pienamente illuminato. Tutto ciò dipende dalla benedizione del sentiero che mette radici nel vostro cuore, il che a sua volta dipende dalla ricerca di un amico virtuoso qualificato, o guru, e dal dedicarvi correttamente a lui. Quindi questo mantra contiene l’intero sentiero del Lamrim fino all’illuminazione.
Per prima cosa spiegherò brevemente gli argomenti degli insegnamenti Kadampa. Dopo di che, parlerò un po’ della natura della mente.
Che siate praticanti di Dharma o meno, il punto fondamentale da capire è che ogni problema nella vita proviene dalla nostra mente, così come ogni felicità. La causa della felicità non è esterna, la causa dei problemi non è esterna. È dentro di voi. È nella vostra mente, o è la mente.
Ciò che vi ha creato i problemi è la mente insoddisfatta del desiderio, che si aggrappa prima di tutto a questa vita, cercando solo la felicità temporanea di questa vita, e poi a questi otto oggetti: avere comodità, non avere disagio, ricevere cose materiali (come amici e così via), non gradire il non ricevere cose materiali, avere una buona reputazione, non avere una cattiva reputazione, ricevere lodi, non ricevere critiche. La mente insoddisfatta del desiderio si aggrappa a questi otto oggetti.
A causa di questa mente emotiva, di questo desiderio, incontrare questi quattro oggetti indesiderabili disturba la nostra mente, ci sconvolge, ci deprime. E incontrare gli altri quattro oggetti, gli oggetti desiderabili, ci entusiasma. Gli alti e bassi della nostra vita, la nostra instabilità mentale, provengono da questa mente emotiva del desiderio. Anche ottenendo i quattro oggetti desiderabili, non c’è calma, non c’è pace nel cuore, non c’è felicità e stabilità nella vita perché il semplice possesso degli oggetti non ferma la mente insoddisfatta del desiderio.
Come ho menzionato prima e altre volte, il problema non è la ricchezza; il problema è bramare la ricchezza. Avere un amico non è il problema; il problema è aggrapparsi alla propria felicità, alla felicità temporanea di questa vita. Questo è ciò che fa sì che l’oggetto diventi un problema; diventa un problema a causa della mente emotiva del desiderio. Quando questo desiderio è presente, quando sono presenti gli otto dharma mondani, anche non avere amici è un problema; anche avere amici è un problema. Non essere ricci è un problema; essere ricchi è un problema. Essere soli è un problema; essere in compagnia è un problema. Qualsiasi cosa diventa un problema.
Anche dopo aver ottenuto l’oggetto del vostro desiderio, non avete pace né felicità nel vostro cuore. La vostra mente non si placa mente. Magari vi sentite fisicamente rilassati, ma la mente non lo è affatto. In cuor vostro, sentite di non essere davvero felici, vi sembra sempre che manche qualcosa. Perché proviamo questa sensazione? Perché nulla è mai perfetto, all’altezza delle nostre aspettative? Perché non ci siamo liberati da questa mente emotiva, dalla brama, dal desiderio. Finché seguiremo la mente insoddisfatta del desiderio, mancherà sempre qualcosa, niente sarà completamente perfetto.
Qualunque cosa accada, sia che abbiate comodità, buona reputazione, beni materiali e lodi sia che stiate vivendo l’opposto (disagio, cattiva reputazione, povertà e critiche), il vostro cuore non trova pace, la vostra vita è infelice. La causa è la mente insoddisfatta del desiderio che crea tutti i problemi per voi, per la vostra famiglia, per tutti. Qualunque preoccupazione e paura,tutto quello che va storto per voi e per gli altri, persino il rischio di suicidarsi o commettere un omicidio: tutte questo accade a causa del desiderio. Gòli svantaggi del desiderio che si aggrappa a questi otto oggetti sono incalcolabili.
I Geshe Kadampa, grandi meditatori che hanno realizzato il sentiero graduale verso l’illuminazione e che si sono completamente liberati da questa mente emotiva, hanno abbandonato ogni pensiero dei dharma mondani, la mente insoddisfatta del desiderio, insegnano la vera felicità, la vera pace, basandosi sulle loro esperienze personali.
Prima di tutto, tutta la nostra felicità e tutta la nostra sofferenza provengono dalla nostra intenzione, dalla nostra motivazione. Pertanto, tutto dipende dal tipo di intenzione che abbiamo. Se è virtuosa, la nostra azione diventa virtuosa, se non è virtuosa, la nostra azione diventa non virtuosa. Se la nostra intenzione è altruistica, se è un pensiero positivo puro, la nostra azione diventa un’azione pura e benefica; diventa virtuosa e causa di felicità. Se la nostra intenzione non è virtuosa, se è un pensiero disturbante, la nostra azione diventa non virtuosa, negativa, e quindi produce problemi o sofferenza.
Pertanto, tutta la felicità (inclusa la felicità ultima della piena illuminazione) e tutta la sofferenza provengono dalla nostra stessa mente, dalla nostra intenzione. Sia il samsara, questi aggregati che girano in cerchio, l’associazione di corpo e mente, che è nella natura della sofferenza, sia la felicità ultima della liberazione sono il risultato dalla nostra intenzione. Anche inferno e grande liberazione e piena illuminazione provengono dalla nostra intenzione. Quindi, tutto viene dalla nostra mente, dalla nostra intenzione.
Che le azioni della nostra vita quotidiana diventino causa di felicità dipende dalla nostra intenzione, o motivazione, che diventa positiva o virtuosa. Se compiamo tutte le nostre azioni per brama, aggrappandoci a questa vita o agli otto dharma mondani, poiché la nostra motivazione non è virtuosa, altrettanto saranno le nostre azioni. Le nostre azioni diventano la causa solo di sofferenza; non diventano causa di felicità.
Le azioni che compiamo con una motivazione non macchiata dal pensiero dei dharma mondani, dal desiderio che si aggrappa a questa vita e a questi otto oggetti, diventano invece causa di felicità. La nostra motivazione è pura perché non è macchiata dalle preoccupazioni mondane, dal desiderio che si aggrappa a questa vita. Se le nostre azioni quotidiane diventano causa di felicità o causa di sofferenza dipende dal nostro atteggiamento, dalla nostra motivazione. È estremamente importante sapere che questo è ciò che determina se le nostre azioni saranno causa di felicità o causa di sofferenza. Dobbiamo essere in grado di riconoscere il nostro atteggiamento nella vita di tutti i giorni e trasformarlo in un atteggiamento positivo in modo che tutte le nostre azioni diventino benefiche e portino il risultato della felicità, in questa vita e in altre vite, e beneficino anche gli altri esseri senzienti.
Tutti i problemi esterni sono causati dal desiderio che si aggrappa a questa vita, da questa mente emotiva. Quando è forte, la mente non può essere felice. Cattiva reputazione, problemi, azioni non salutari: tutte e tre queste cose accadono contemporaneamente. Quando si rinuncia al pensiero della brama, arriva la felicità.
Secondo il ghesce Kadampa Shawogampa “quando non cerchiamo di ottenere beni materiali, quello è il miglior ottenimento”. In altre parole, quando non siamo aggrappati al desiderio di ricevere beni materiali e così via, quella è la miglior cosa che possiamo ottenere. “Quando non ti aggrappi alla buona reputazione, quella è la migliore reputazione. Quando non ti aggrappi alle lodi, quelle sono le lodi migliori. Quando non ti aggrappi ai compagni, hai i migliori compagni”.
Nagarjuna aggiunge: “Se hai un’infezione, o la lebbra, grattarsi è un sollievo ma non sarebbe meglio non avere alcun prurito? Allo stesso modo, le persone che hanno desiderio cercano la felicità, ma la vita è più felice senza desiderio. Il Dharma rende le persone felici e non le inganna, in questa vita o nelle altre. Attraverso il Dharma, anche un reame diventa felice, ha una buona reputazione in tutte le direzioni, è servito e rispettati”. Questo è il consiglio di Nagarjuna al re: “Se regni secondo il Dharma, senza dimenticare la reputazione per te stesso, il tuo lavoro avrà un grande successo. Se regni e ti impegni per il tuo popolo secondo il Dharma, non è più significativo”.
Questo è il consiglio che Nagarjuna da al sovrano ne La preziosa ghirlanda: “se il tuo regno esiste per il Dharma e non per la fama o il desiderio, allora sarà estremamente fruttuoso. In caso contrario il suo frutto sarà la disgrazia”.
Guru Buddha Shakyamuni spiega: “Se desideri tutta la felicità, taglia completamente ogni desiderio. Se tagli ogni desiderio, raggiungerai la felicità suprema. Finché segui il desiderio è impossibile trovare soddisfazione. Coloro che praticano la saggezza, che rinunciano al desiderio, troveranno appagamento. E chi trova soddisfazione attraverso la saggezza, ottiene la felicità poiché non sarà più sotto il controllo del samsara”. In altre parole, si è liberata dal samsara, dal regno della sofferenza, dall’associazione di corpo e mente che è della natura della sofferenza. La persona se ne libera.
Asanga aggiunge: “Non c’è paragone tra la felicità di godere del Dharma, il mezzo di vivere con saggezza, e il piacere che deriva dal mangiare, dal bere e dai rapporti sessuali”. Perché? Perché il piacere che deriva dagli oggetti esterni (mangiare, bere e così via) non pervade tutto il corpo. Questa è la prima differenza confrontando la felicità di godere del Dharma e il piacere sperimentato attraverso gli oggetti esterni. Inoltre, il piacere che dipende da condizioni esterne non si verifica sempre, accade solo di tanto in tanto, quando si trova l’oggetto esterno, è impossibile sperimentare quel piacere in tutti e tre i regni. Inoltre, è impossibile ottenere i sette gioielli degli arya, ovvero le realizzazioni degli esseri che hanno generato la saggezza che percepisce direttamente la vacuità.
Godendo dei piaceri materiali, essi si esauriscono oppure altri possono interferire; è impossibile portarli con sé nelle vite future. Non si può trovare soddisfazione attraverso i piaceri esterni; non c’è modo di porre fine alla ricerca. Inoltre, ci causano vari problemi, in questa e nelle vite future. È proprio come nell’esempio della lebbra: la pelle prude e grattandosi, o avvicinandosi al fuoco, si prova sollievo. Quando ci si gratta per il prurito, si sta semplicemente etichettando come piacevole quella sensazione. Dai piaceri esterni, sorgono attaccamento e altre afflizioni mentali, oltre al rischio di commettere azioni negative come uccidere, rubare, mentire e così via.
Ma la felicità di godere del Dharma pervade tutto il corpo, è disponibile in qualsiasi momento, è libera dai pensieri disturbanti, permette di controllarli. Questa felicità è sempre disponibile, pervade tutti e tre i regni. E dal piacere di praticare il Dharma si ottengono le ricchezze degli arya, ovvero le realizzazioni. I piaceri materiali si degradano man mano che ne godiamo, ma il piacere della pratica del Dharma non fa che aumentre e i nemici non possono interferire con esso. Inoltre, la felicità di godere del Dharma può essere portata da questa vita alle vite future, ci rende felici questa vita e nelle vite future e ciò non significa semplicemente apporre l’etichetta “piacere” su una sensazione che è della natura della sofferenza. La felicità di godere del Dharma distrugge tutti i pensieri disturbanti, tutti i karma negativi. La felicità di godere del Dharma è il piacere che ricerchiamo nella nostra mente. Questo atteggiamento puro, che diventa Dharma, offre tutti questi vantaggi.
Il piacere del contatto con oggetti esterni non ha questi benefici. Questa è l’analisi dei grandi benefici della felicità derivante dal Dharma e della natura e dei difetti della felicità che dipende da oggetti esterni. Le differenze sono enormi.
Pertanto, il modo migliore per trovare la felicità è nella vostra mente; la vera pace, da quella nella vita di tutti i giorni fino all’illuminazione, deve provenire dalla mente, migliorando la mente, addestramndo la mente. Allora cosa significa Dharma? Praticare il Dharma significa riparare, sistemare, curare la mente.
Il ghesce Kadampa Chekhawa lo spiega così: “Cos’è il Dharma? Quando il tuo atteggiamento e le tue azioni diventano un rimedio ai pensieri disturbanti, in quel momento diventano Dharma”. Quindi, addestrare la mente o migliorare la mente. Con la corretta devozione al gentile amico virtuoso, il guru, si realizzano le meditazioni del sentiero: la perfetta rinascita umana, la sua preziosità e la difficoltà di ottenerla di nuovo; l’impermanenza e la morte; le sofferenze dei regni inferiori; il rifugio e il karma. Allenare la mente in questo modo tronca l’apparenza e la visione errata di questa vita, il desiderio che si aggrappa a questa vita. Questo è un modo per purificare la mente.
Il secondo modo di addestrare la mente è pensare agli svantaggi del samsara e ai benefici della realizzazione del sentiero e del raggiungimento della liberazione. Riflettendo su queste cose, si estingue l’apparenza e il concetto di samsara, ovvero il desiderio che si aggrappa alle perfezioni samsariche. Queste cose sembrano piacevoli e ci aggrappiamo a quell’apparenza. Riflettere sui difetti del samsara e sui benefici del raggiungimento della liberazione elimina l’apparenza e i concetti di samsara.
Poi, dobbiamo allenare la mente nell’amorevole gentilezza, nella compassione e nella bodhicitta; nella visione profonda e nelle sei paramita. Questo addestramento sconfigge il pensiero di cercare la felicità sono per noi stessi, elimina egoismo ed egocentrismo. Recide anche l’apparenza impura e il concetto impuro, persino l’apparenza veramente esistente che si verifica durante le tre visioni che normalmente accadono al momento della morte. Allenando la mente in questo sentiero – visione profonda, sei paramitae il Tantra dello Yoga Supremo – si eliminano tutte queste apparenze e concezioni impure.
Come il sole che splende in un cielo completamente libero da nuvole, la mente è completamente libera da tutte le macchie. Questa mente diventa la saggezza trascendentale del dharmakaya. Quando il sole sorge, un numero incalcolabile di raggi elimina l’oscurità dalla Terra. Allo stesso modo, con la mente completamente pura del dharmakaya è possibile manifestarsi varie forme, in innumerevoli forme, pure e impure, a seconda del livello mentale degli esseri senzienti, e lavorare per il beneficio di ciascuno. Questo è il completamento dello sviluppo della mente. Questa è l’ultima realizzazione della mente.
Dipendendo dal gentile amico virtuoso, il guru, e partendo dalla perfetta rinascita umana, si realizza il sentiero e si elimina l’apparenza e il concetto di questa vita, l’aggrapparsi a questa vita, fino a eliminare anche l’apparenza e il concetto impuro ordinario, e persino la visione duale sottile, l’apparenza veramente esistente che si verifica durante le tre visioni. Anche questa sottile, l’impronta lasciata dal concetto di vera esistenza, cessa. La mente allora diventa il dharmakaya. Quindi, come il sole che sorge in un cielo senza nuvole dissipa l’oscurità con i suoi raggi, ci manifesteremo in innumerevoli e varie forme per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Con corpo, parola e mente si agisce abilmente per condurre tutti all’illuminazione.
Stiamo parlando di ciò che possiamo fare con la mente, di come possiamo svilupparla. Questo è il completamento dell’ultimo stadio del suo sviluppo. Perché la mente è in grado di essere sviluppata in questo modo? Perché è con il continuum di questa mente che possiamo liberare tutti da ogni sofferenza e dalle sue cause e portarli all’illuminazione? La ragione fondamentale è la natura di buddha, l’essenza del buddha che è in noi, che è in ogni essere senziente.
Cos’è l’essenza di buddha? Cos’è questa natura di buddha che tutti abbiamo ne nostro continuum mentale? Di che cosa si tratta? È la natura della mente, la chiara luce.
Ma, prima di tutto, cos’è la mente? Quando parliamo di corpo e mente, il corpo è quello sostanziale, che ha colore e forma, mentre la mente non ha forma o colore ed è immateriale. La mente è chiara e percepisce gli oggetti. “Chiara” si riferisce alla natura convenzionale della mente, non a quella ultima. La mente è chiara come uno specchio che restituisce chiaramente il riflesso di un oggetto. Gli oggetti non appaiono chiaramente al corpo; appaiono alla mente. La mente, o cognizione, è ciò che è senza forma, senza colore, senza materia e intangibile, ed è in grado di percepire gli oggetti dei sei sensi. Quindi, “chiara e in grado di percepire gli oggetti” è la definizione generale di mente, o cognizione (she-pa in tibetano). Questa definizione include tutti i fattori mentali.
Ci sono sei coscienze principali e cinquantuno fattori secondari (sem jung in tibetano), come le sei afflizioni radice, le venti secondarie e i quattro fattori mutevoli. All’interno della cognizione ci sono molti tipi diversi, che vengono nominati in base alle loro diverse funzioni.
La mente può anche essere divisa in grossolana, sottile ed estremamente sottile. La mente estremamente sottile esiste dentro di noi ora, ma diventa propriamente visibile solo al momento della morte, e per un tempo più lungo se si tratta di una morte lenta. Altre volte in cui è visibile sono durante un orgasmo, ma per un brevissimo istante, e non la riconosciamo. E se non addestriamo la nostra mente attraverso la pratica del tantra non possiamo riconoscerla nemmeno al momento della morte. Ma se la alleniamo praticando il sentiero tantrico, siamo in grado di riconoscere la coscienza estremamente sottile al momento della morte e di usarla per meditare. È così che si pratica il sentiero tantrico al momento della morte. Dopodiché sarà possibile rinascere in una terra pura di Buddha, dove non c’è sofferenza, e ottenere il pieno risveglio. E’ anche possibile raggiungere l’illuminazione nello stato intermedio, come hanno fatto Lama Tsongkhapa e molti altri grandi meditatori. Anche se Tsongkhapa avrebbe potuto farlo durante la sua vita, decise intenzionalmente di risvegliarsi nello stato intermedio.
Inoltre, è possibile scegliere dove rinascere, in un luogo in cui essere di grande beneficio; oppure scegliere un Paese e una famiglia con tutte le condizioni necessarie per raggiungere l’illuminazione in quella vita. Si rinasce in una determinata famiglia e si continua a praticare il resto del sentiero fino all’illuminazione.
Ora, prima di tutto, “mente” è un nome e il nome proviene dalla mente. Quando pensiamo alla mente o ne parliamo, sembra che esista una mente che esiste dal suo lato, una mente completamente indipendente. Ma non è vero. Ciò che è chiamato “mente” è un nome, e il nome è imputato dalla mente. Pertanto, la mente è venuta dalla mente; la mente è imputata dalla mente. La mente esiste in dipendenza dal nome “mente”, che è venuto dalla mente.
Oltre al pensiero della mente che etichetta “mente” e al nome “mente”, la mente esiste in dipendenza dalla propria base, questo fenomeno senza forma, senza colore, senza forma, la cui natura è chiara e in grado di percepire gli oggetti. In dipendenza da questo particolare fenomeno, la mente, o cognizione, è meramente imputata dal pensiero.
È importante concentrarsi sul significato di queste definizioni. Non esiste una mente inerentemente esistente. Cos’è la mente? Non è altro che ciò che è meramente imputato dal pensiero in dipendenza dal particolare fenomeno senza forma la cui natura è chiara e in grado di percepire gli oggetti. Quindi questo è tutto ciò che è la mente: ciò che è meramente imputato dal pensiero.
Se riuscite a comprendere profondamente questo concetto, iniziate a farvi un’idea della vacuità, o natura ultima, della mente. Non c’è differenza tra la natura ultima della mente del Buddha e la natura ultima della nostra mente. Non esiste una cosa come questo vacuità e quella vacuità. Non c’è modo di distinguere che una è la natura della vacuità della mente di un essere senziente e l’altra è la natura del vacuità della mente del Buddha. Nella vacuità non esiste una cosa come questo è un essere senziente, quello è un essere illuminato, questa è una mente impura, quella è una mente pura. Nella vacuità non c’è nulla per differenziarli.
La mente non è altro che ciò che è meramente imputato dal pensiero, in dipendenza dal fenomeno senza forma che è chiaro e in grado di percepire gli oggetti. Poiché tale fenomeno esiste, la mente è meramente etichettata dal pensiero, e poi ci crediamo.
Quindi, questa mente non è altro che ciò che è meramente etichettato dal pensiero e in cui crediamo perché esiste questo fenomeno senza forma la cui natura è chiara e in grado di percepire gli oggetti. Pertanto, la mente è completamente vuota. Questa mente è completamente vuota di esistenza dalla propria parte.
Anche la mente del Buddha non è altro che ciò che è meramente imputato dalla mente. Pertanto, anche la mente del Buddha è vuota di esistenza intrinseca. La mente del Buddha è completamente vuota di esistenza dal proprio lato.
Entrambe sono meramente imputate dalla mente; entrambe sono completamente vuote di esistenza dal proprio lato. Nella vacuita non c’è differenziazione. Non c’è differenziazione tra la vacuità della nostra mente e la vacuità della mente del Buddha.
La vacuità della nostra mente è ciò che viene chiamato “la natura di chiara luce della mente”. Questa chiara luce è la natura di Buddha, l’essenza di Buddha. Vengono usati nove esempi per spiegare la natura di Buddha, la natura di chiara luce della mente, che al momento è oscurata. E vengono usati anche nove esempi per spiegare le oscurazioni che velano la mente. La spiegazione dettagliata si trova nell’Uttaratantra, o Gyu Lama in tibetano.
Per questo motivo, la mente è oscurata solo temporaneamente, non per sempre. Realizzando la natura di Buddha, la natura ultima della mente, e sviluppando poi questa saggezza, saremo in grado di rimuovere tutte le oscurazioni, le oscurazioni dei pensieri disturbanti e le oscurazioni sottili, attraverso la realizzazione dei cinque sentieri: il sentiero del merito, il sentiero della preparazione, il sentiero della retta visione, il sentiero della meditazione e il sentiero del non più apprendimento. A causa della natura di Buddha, realizzeremo questi sentieri superiori sviluppando la saggezza che realizza la natura ultima della mente. Cesseranno quindi tutte le oscurazioni e in questo modo saremo in grado di raggiungere la liberazione ultima, con la cessazione di tutta la sofferenza e delle sue cause, che sono su questo continuum mentale. Inoltre, sviluppando questa saggezza con la bodhicitta, il mezzo più abile del Grande Veicolo, saremo in grado di cessare anche le oscurazioni sottili e raggiungere la grande liberazione, la cessazione delle impronte negative sottili su questo continuum mentale. In questo modo alla fine saremo in grado di guidare perfettamente tutti gli esseri senzienti.
A causa di tutti i miei meriti passati, presenti e futuri, e di quelli dei buddha e bodhisattva, che sono vuoti dal loro lato, possa io, che sono vuoto dal mio lato, raggiungere l’illuminazione, che è vuota dal suo lato, e condurre tutti gli esseri senzienti, che sono vuoti dal loro lato, all’illuminazione, che è vuota dal suo lato.
Tradotto da Nature of the mind