Tre metodi per gestire la rabbia

Tre metodi per gestire la rabbia

La vacuità è un rimedio per il fondamento di tutte le afflizioni mentali, l’ignoranza. Sconfitta l’ignoranza, quindi tutte le altre afflizioni scompariranno. Quando si medita sulla vacuità, anche la rabbia si fermerà. La rabbia sorge quando si crede nel falso io, nel falso oggetto: entrambi non esistono. Quindi, quando si medita sull’assenza di esistenza intrinseca del sé e degli altri oggetti, non c’è una base per la rabbia. Questo è l’antidoto più potente. Ma se essa sorge di nuovo, è perché meditiamo in modo discontinuo; la meditazione, la consapevolezza si sono interrotte. Il problema è che dimentichiamo quale tecnica adottare ma, se ce la ricordiamo, funziona sempre. Quando non si ricorda la tecnica, le afflizioni, la rabbia e così via, sono già sorte e hanno preso il sopravvento.

Una cosa che ripeto sempre alle persone è di pensare al karma. Sua Santità dice sempre che i buddhisti non credono in Dio. La filosofia buddhista ci aiuta a ricordare che non esiste una mente separata dalla tua che governa la tua vita, crea il tuo karma. Qualunque cosa accada proviene dalla nostra mente. I nostri aggregati, tutte le percezioni dei sensi, tutti i sentimenti, felicità, tristezza e così via, il nostro intero mondo proviene dalla nostra coscienza. Le impronte karmiche positive o negative lasciate nella coscienza si manifestano, si attualizzano. Le impronte per avere un corpo umano, sensi, percezioni, aggregati, tutti i sentimenti: ogni cosa si realizza in questo momento, e tutto proviene dalla coscienza, dal karma.

Se la vostra meditazione sulla vacuità non è efficace, per noi esseri ordinari l’insegnamento sul karma è molto potente: quando meditiamo sul karma, nella mente non c’è spazio per la rabbia perché non c’è nulla a cui dare la colpa. Pensare al karma è praticare le basi della filosofia buddhista: non esiste un creatore al di fuori della nostra mente. E non è solo una filosofia, ma una tecnica molto potente. La rabbia si basa sul credere nell’esistenza di un creatore, di qualcuno o qualcosa che ci abbia creato un problema. Nella vita quotidiana, quando sorge un problema, invece di adottare la filosofia in base alla quale non esiste alcun creatore, agiamo come se ce ne fosse sempre uno, come se il problema fosse stato creato da qualcun altro. Possiamo non usare la parola Dio ma comunque siamo convinti che esista qualcuno o qualcosa che lo ha provocato. Nel momento in cui riflettiamo sul karma e realizziamo che non esiste alcun creatore viene a mancare la base su cui la rabbia può sorgere.

Dovremmo riflettere in questo modo: in passato ho fatto del male agli esseri senzienti, quindi ora merito di ricevere lo stesso danno da un altro essere senziente. Quando ci arrabbiamo, ciò che stiamo effettivamente facendo è pensare di poter danneggiare gli altri senza però creare le cause per subirne le conseguenze. È del tutto illogico quindi, con questa pratica, riflettiamo sul fatto che meritiamo di sperimentare il risultato delle nostre stesse azioni.

Un’altra pratica per tenere a bada la rabbia è sviluppare la compassione. Stiamo vivendo le conseguenze del karma che abbiamo creato, ma chi ha dato inizio ai problemi che stiamo vivendo? Di certo non è un’altra persona, ma a causa delle nostre stesse azioni. Abbiamo trattato male altri esseri senzienti in passato e ora subiamo un danno a nostra volta; il nostro karma ha persuaso un’persona a farci del male. La persona che ci sta danneggiando ha una rinascita umana e ci danneggia a causa di qualcosa che abbiamo fatto in passato. Danneggiandoci ora, anche lei sta creando karma negativo: potrebbe perdere una futura rinascita umana, rinascere in regni inferiori. Ma noi abbiamo forse fatto in modo che quella persona potesse evitarlo?

Riflettendo in questo modo stiamo usando quel problema per generare bodhicitta. Ciò significa essere in grado di percorrere l’intero sentiero Mahayana verso l’illuminazione, comprese le sei paramita, sia il sentiero dei sutra sia quello del tantra. Possiamo eliminare dalla nostra mente tutti i difetti e raggiungere la piena illuminazione. Grazie alla gentilezza della persona che ci sta facendo un torto, siamo in grado di generare compassione, liberare gli esseri senzienti da tutte le sofferenze, portare l’illuminazione, causare la perfetta felicità per tutti.

Possiamo anche pensare in questo modo: praticando la compassione verso chi ci danneggia, possiamo generare compassione verso tutti gli esseri senzienti. Quella persona, così gentile, così preziosa, ci sta aiutando a smettere di danneggiare tutti gli esseri senzienti e, per di più, a ricevere aiuto da noi. Non ricevendo alcun danno da noi, arrivano pace e felicità; inoltre, ricevendo il nostro aiuto, innumerevoli esseri senzienti ottengono pace e felicità. Tutta questa pace e felicità che siamo in grado di offrire a tutti gli esseri senzienti proviene da chi ci ha danneggiato.

Anche la pazienza può essere praticata in questo modo, facendo così cessare la rabbia. Nelle istruzioni fornite dai Ghesce Kadampa si trovano sei tecniche per praticare la pazienza; non ho bisogno di esaminarle tutte ora ma è bene impararle a memoria, scriverle su un quaderno, per averle sempre a portata di mano e poterle usare.

Pabongka Rinpoche spiega ne La liberazione nel palmo della tua mano che, di norma, se ci prendono a bastonate non ci arrabbiamo di certo con il bastone. Il bastone è solo uno strumento e quindi non ha senso arrabbiarsi con un pezzo di legno. Allo stesso modo, il corpo, la parola e la mente di chi impugna il bastone sono completamente usati dalla rabbia, dall’ignoranza. Il corpo, la parola e la mente di quella persona diventano schiavi sfruttati come strumento della rabbia. Quella persona non è per niente libera. Quindi, poiché non ha alcuna libertà, dovrebbe diventare oggetto della nostra compassione. Non solo: dovremmo assumerci la responsabilità di pacificare la rabbia di quella persona. Con qualsiasi mezzo a disposizione dovremmo aiuta la sua mente, pacificare la sua rabbia. E se non c’è nulla che possiamo fare, dovremmo pregare Buddha, Dharma e Sangha di farlo.

Ciò che Sua Santità insegna è meditare sulla gentilezza di chi ci danneggia, su quanto sia prezioso come il Dharma, prezioso come il Buddha, prezioso come il Guru; gentile come Buddha, come il Guru. Perché? Perché se nessuno provasse rabbia verso di noi, non potremmo mai sviluppare la pazienza. Se tutti ci amassero, non potremmo mai generare la preziosa qualità della pazienza, il sentiero della pazienza. Quindi, nella nostra vita abbiamo incredibilmente bisogno di qualcuno che provi rabbia verso di noi. È davvero prezioso, molto importante che qualcuno provi rabbia verso di noi. Non è prezioso per quella persona, ma lo è per noi. Per quella persona è una tortura, è come vivere nei regni inferiori. Ma per noi, il fatto che provi rabbia verso di noi è realmente prezioso. Ne abbiamo un grande bisogno, un grande bisogno!

È importante che qualcuno ci ami, ma ancora lo è che qualcuno provi rabbia verso di noi. Perché? Perché chi ci ama non ci aiuta a beneficiare innumerevoli esseri senzienti o a realizzare l’intero sentiero verso l’illuminazione. Quindi perché considerare più prezioso qualcuno che non ci ama? Perché è arrabbiata con noi. Per noi, la sua rabbia è come un gioiello che esaudisce i desideri.

Ricordate infine che la rabbia distrugge il merito, distrugge la felicità, non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche la felicità a lungo termine. Come menziona il Bodhicaryavatara, un momento di rabbia ritarda le realizzazioni per mille eoni. La rabbia è un grande ostacolo, soprattutto per le realizzazioni della bodhicitta. Pertanto, quando una persona è arrabbiata con noi, siamo in grado di sviluppare la pazienza, superare la nostra stessa rabbia e completare l’intero sentiero verso l’illuminazione. Si possono accumulare i due tipi di merito e far cessare tutte le oscurazioni mentali, raggiungere l’illuminazione e liberare tutti gli esseri senzienti conducendoli fino all’illuminazione.

Tradotto da Understanding Anger, Kyabje Lama Zopa Rinpoce, Boulder Creek, California, 1997 (Archive #1091)

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Praticare la generosità

Dana, la generosità, è la prima delle sei paramita, o perfezioni che un bodhisattva coltiva sulla via dell’illuminazione perché è il fondamento su cui si sviluppano tutte le altre virtù.
La generosità offre molti benefici:
 
  • purifica la mente dai desideri egoistici e dall’attaccamento ai beni materiali,
  • permette l’accumulazione di meriti
  • crea karma positivo
  • permette di sviluppare la saggezza che comprende natura interdipendente di tutte le cose e la vacuità (shunyata)
  • dona felicità e soddisfazione, dando un senso di scopo e significato alla vita

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