Abbandonare l’attaccamento, non l’oggetto

Abbandonare l’attaccamento, non l’oggetto

Molte persone pensano che gli insegnamenti buddhisti sulla rinuncia impongano di abbandonare tutto ciò che ci piace; che il buddhismo ci vieti di divertirci e quindi pensano che i praticanti di Dharma siano persone infelici, che reprimono per sempre il piacere. Per un praticante, invece, chi è di questo avviso ha una mentalità ristretta ed è solo oggetto di scherno, perché l’esperienza della rinuncia non è affatto così, perché la loro è un’opinione completamente errata, totalmente contraddittoria rispetto all’esperienza logica acquisita con la pratica. Anziché portare infelicità, la rinuncia all’attaccamento ai piaceri mondani è causa di grande felicità in questa e nelle vite future.

Rinuncia non significa privarsi di tutto ciò che è materiale e fuggire dalla vita stessa: non mangiare, non bere, non indossare abiti, non vivere in casa nostra, abbandonare il nostro corpo… naturalmente non vuol dire queste cose perché, se così fosse, come potremmo sopravvivere? Come potremmo praticare il Dharma? Sarebbe impossibile! Come è possibile praticare senza rispondere ai bisogni fondamentali? Forse è possibile se stiamo praticando il Dharma in sogno; forse, mentre dormiamo, sarebbe più facile rinunciare alle otto preoccupazioni mondane.

Avere soldi non è un problema, lo è l’attaccamento ai soldi. Avere amici non è un problema, ma lo è l’attaccamento nei loro confronti. Ogni volta che ci aggrappiamo a qualcosa, la mente del desiderio diventa molto pericolosa. L’oggetto in sé non è pericoloso ma, come una malattia contagiosa, lo è la mente del desiderio.

Senza preoccupazioni mondane, possedere i quattro oggetti desiderabili non è un problema. Non ricevere regali diventa un problema quando c’è il desiderio di riceverli. Il disagio diventa un problema quando si vuol stare bene a tutti i costi. Il problema non è avere un amico, ma avere bisogno dell’amicizia.

Forse per molti anni abbiamo avuto un’amica e creduto che ci amasse. Improvvisamente scopriamo che non è così. Quando eravamo certi della sua amicizia eravamo felici ma ora, d’un t ratto, tutto è cambiato e siamo disperati. Eppure l’oggetto non è cambiato — l’amore della nostra amica non c’è mai stato — è cambiata la mente che percepisce l’oggetto. L’amore (o la mancanza di amore) del nostro amico non è il problema. Quando la nostra mente interpreta una situazione come “negativa”, allora iniziano i problemi e da quel momento, nella nostra vita, c’è solo infelicità. E non solo perché abbiamo scoperto di non essere amati, ma perché etichettiamo quella scoperta come “negativa”. Ci sentiamo come se una freccia avesse trafitto il nostro cuore.

Questo dimostra chiaramente che la sofferenza non è causata dall’oggetto esterno, l’amico, ma dalla nostra mente. Non praticando il Dharma e ma seguendo un pensiero egocentrico interpretiamo la situazione come negativa e la nostra mente fa dell’oggetto esterno la condizione su cui basare la propria sofferenza. Potrebbe invece essere una condizione per la felicità, ma la nostra mente la rende l’opposto.

“Rinuncia” significa rinunciare alla causa della sofferenza: buttare dalla finestra la nostra mente insoddisfatta. Qualunque sia il nostro aspetto esteriore, vestiti in modo elegante o privi di tutto, se abbiamo rinunciato all’attaccamento proviamo la grande felicità che deriva dalla pratica del Dharma.

Rinunciare all’attaccamento per una persona significa che non abbiamo più il desiderio di quella persona. Non significa che rinunciamo a quella persona come oggetto di compassione. Sono due cose completamente diverse. È un’esperienza comune: possiamo provare compassione e gentilezza amorevole per qualcuno senza averne il desiderio.

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Praticare la generosità

Dana, la generosità, è la prima delle sei paramita, o perfezioni che un bodhisattva coltiva sulla via dell’illuminazione perché è il fondamento su cui si sviluppano tutte le altre virtù.
La generosità offre molti benefici:
 
  • purifica la mente dai desideri egoistici e dall’attaccamento ai beni materiali,
  • permette l’accumulazione di meriti
  • crea karma positivo
  • permette di sviluppare la saggezza che comprende natura interdipendente di tutte le cose e la vacuità (shunyata)
  • dona felicità e soddisfazione, dando un senso di scopo e significato alla vita

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Questo libro contiene gli insegnamenti e le meditazioni che Lama Yeshe ha dato in un ritiro di cinque giorni che ha condotto vicino a Melbourne, in Australia In linea con le intenzioni di Lama Yeshe, è dedicato al risveglio della libertà interiore nelle menti dei suoi lettori e di tutti gli altri esseri senzienti.

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