La prima delle sei perfezioni del bodhisattva è la generosità. Tsongkhapa, il Lama del XIV secolo, scrive in uno dei suoi preziosi testi di lamrim intitolato Canti dell’esperienza: “La generosità è il gioiello che esaudisce i desideri e con il quale si possono realizzare le speranze di tutti gli esseri senzienti. È la base dell’attività dei bodhisattva poiché fa sviluppare il coraggio, disinteressato e incrollabile, di condurre tutti gli esseri senzienti all’illuminazione”. Sembra un atteggiamento di grande generosità! Ma che cosa significa? Significa che la generosità è la porta d’accesso che ci permette per entrare in contatto con gli altri.
Siamo onesti, in questo momento non diamo molto. Siamo un po’ generosi soltanto con le persone a cui siamo legati e di solito diamo solo ciò che non vogliamo o che è facile offrire. La pratica attiva del dare è un metodo importante per distruggere l’io, pensateci, abbatte le barriere tra voi e gli altri. Coltivare davvero questo senso di responsabilità, molto profondo, e dare agli esseri senzienti ciò di cui hanno bisogno, in base alle proprie capacità, naturalmente, ma continuando a svilupparlo.
Ci sono diversi livelli di generosità. Il primo è dare cose materiali. Poi c’è un secondo livello, più profondo, ma spesso per noi è più facile: dare consigli, dare consigli spirituali. Ci piace farlo. Siamo bravissimi a farlo. Daremmo consigli a chiunque! Ma dare cinque euro? Mmmm, dobbiamo pensarci un attimo.
Il modo per coltivare la pratica del dare, dell’essere generosi, consiste nel notare ciò di cui gli altri hanno bisogno e poi, se si può, si donarlo. Si fa così, si pratica consapevolmente il dare.
Una delle caratteristiche dell’attaccamento è quella che chiamiamo possessività – questo è mio – e ci fa identificare quella cosa, quella persona, quella casa, quei beni, quei soldi in banca come se fossero un’estensione di noi stessi, non è così? È la natura dell’attaccamento, è quello che fa. Quindi, ovviamente, non darò mai via il “mio”. Se ne ho in più, bene. Se avanza qualcosa – pensiamo in termini di denaro – se rimane qualcosa alla fine del mese, dopo aver pagato le bollette, comprato il cibo, speso soldi per una vacanza e un massaggio, allora potrei eventualmente dare qualcosa. Questo è il nostro modo di pensare.
Dare del denaro è molto difficile per noi perché per noi è qualcosa di estremamente concreto. Un Lama tibetano una volta ha detto: “In Occidente siete molto generosi, ma non con i soldi”. Curioso, non è vero?. Il denaro è qualcosa che conosciamo così bene: facciamo i conti alla fine del mese, sappiamo tutti quanti centesimi abbiamo speso o quanti ce ne spettano.
Ebbene, il “denaro” è un nome che diamo al frutto della generosità delle vite passate. Tutto qui. Davvero è tutto qui. È il nome che diamo al frutto della generosità. È avere le risorse per fare delle cose per noi stessi; e tutto questo è il frutto della generosità. Quando lo capiremo, ci dispiacerà non essere generosi e dare, perché essere generosi crea altri semi per continuare a ricevere.
Ok, non lo si fa solo per questo motivo, ma quando capiamo che avere anche solo un chicco di riso in questa vita è il risultato della nostra generosità passata, non dare, non essere generosi ora ci renderà molto tristi.
Si dice che i bodhisattva, quando danno qualcosa, si sentono come ci sentiamo noi quando riceviamo qualcosa. Sono immensamente felici di dare.
Il modo più comune in cui pensiamo ai senzatetto è che preferiremmo evitarli. Facciamo questo ragionamento un po’ contorto: “Potrei dargli dei soldi, ma se è un drogato? Se li usa per comprare degli alcolici? Se li usa per comprare un’arma?…”. Se doniamo dei soldi, vogliamo che chi li riceve li usi per fare quello che vogliamo noi, magari del cibo o qualcosa di utile. In pratica vogliamo fare un accordo prima di dare qualcosa. E se quella persona non fa quello che vogliamo? Ma come si permette!
Un altro modo di pensare alla generosità è quello di metterla in conto nella propria vita. Non si aspetta fino a quando “se mi rimane abbastanza…”; si decide semplicemente, come fanno i mormoni: danno il dieci per cento. Penso che sia un modo molto potente di farlo. Si decide semplicemente: “Darò qualcosa”. Come per qualsiasi cosa, all’inizio è doloroso, naturalmente. Ma almeno si inizia. Ve lo mettete in agenda “Ok, darò cinquanta euro al mese al mio centro Dharma, dieci euro al mese ai senzatetto…”, quello che volete, basta che vi decidiate.
Il problema è che ci sentiamo poveri; siamo convinti di non avere mai abbastanza e pensiamo che diventando generosi finiremo per avere sempre meno.
Ma è una pratica potente e voi ne sarete i beneficiari.
Tradotto da ROBINA’S BLOG, Giving is the cause of receiving (24/8/2023)