Sette tipi di consapevolezza

Sette tipi di consapevolezza

Tratto da Le basi della pratica buddhista

Come esseri umani, agiamo per realizzare certi obiettivi e scopi. Nel campo della spiritualità e della religione è per raggiungere uno stato di appagamento e di pace duraturo. Per stabilire se sia possibile conseguire il risveglio completo, per sapere che cosa praticare e che cosa abbandonare e per discernere la natura ultima di tutti i fenomeni, dobbiamo essere in grado di mettere alla prova le varie affermazioni e determinare se sono accurate, corrette e non ingannevoli. In una sessione di meditazione, vogliamo essere consapevoli di quale tipo di cognitore stia indagando l’impermanenza e la vacuità, perché una corretta comprensione della vacuità è molto diversa dalla sua realizzazione non concettuale.

Le discipline della logica e dell’epistemologia ci offrono gli strumenti per farlo. Gli oggetti che cerchiamo di accertare attraverso i cognitori validi includono le due verità e ciò che è postulato nei quattro sigilli: impermanenza, duḥkha, assenza del sé e nirvāṇa. Quando si parla di cognitori e percettori, si fa riferimento alle menti che conoscono gli oggetti, gli agenti che svolgono la funzione di conoscere i propri oggetti. (…)

Gli antichi praticanti indiani di molte tradizioni religiose hanno dibattuto a lungo su quali debbano essere considerati cognitori validi. Dignāga (ca. 480-540 d.C.) e Dharmakīrti (ca. 600-660 d.C.) furono i due più importanti saggi buddhisti indiani coinvolti in questa diatriba con i filosofi non buddhisti e nell’elaborazione dei sistemi di epistemologia e logica adottati dai buddhisti tibetani ancor oggi.

Epistemologia e ragionamento logico vengono studiati non per il gusto della speculazione filosofica o della teoria astratta, ma allo scopo di realizzare gli obiettivi umani, in particolare il nirvāṇa. Dharmakīrti nella sua Goccia del ragionamento (Nyāyabindu) scrisse: “Poiché la cognizione corretta [cioè affidabile] è un prerequisito per raggiungere tutti gli scopi umani, io la spiegherò”. Nelle università monastiche, gli studenti vengono immediatamente introdotti al soggetto dei cognitori affidabili nel contesto dei sette tipi di consapevolezza (T. blo rig bdun du dbye ba), insegnato secondo la scuola Sautrāntika. Come vedremo, alcuni di questi sette sono cognitori affidabili, altri no.

1. Un percettore diretto (pratyakṣa) è una consapevolezza che conosce il suo oggetto direttamente, senza un’apparenza concettuale dell’oggetto osservato (ālambana). I percettori diretti non implicano pensare, immaginare o ricordare.

2. Un cognitore inferenziale (anumāna) è una consapevolezza che comprende correttamente l’oggetto osservato attraverso un’apparenza concettuale — un’immagine mentale dell’oggetto — e per mezzo di un’inferenza. Un’inferenza deve essere un’argomentazione corretta; gli argomenti che usano una logica spuria non sono considerati inferenze.

3. Un cognitore susseguente è una consapevolezza che realizza un oggetto esistente che è già stato realizzato. È il secondo momento successivo di un cognitore affidabile, concettuale o non concettuale. “Momento” ha diverse accezioni a seconda del contesto: se si parla di riconoscimento di oggetti, si riferisce al periodo di tempo necessario per accertare l’oggetto; non si riferisce alla più piccola unità di tempo perché per accertare un oggetto è necessaria una serie di unità di tempo più piccole. Il secondo momento susseguente di un cognitore segue senza interruzione il primo momento; per esempio, il secondo momento susseguente di un cognitore affidabile sensoriale diretto del blu o il secondo momento susseguente di un cognitore affidabile inferenziale che realizza l’assenza di un sé della persona.

4. Una supposizione corretta è una consapevolezza concettuale che apprende correttamente il proprio oggetto come risultato dell’aver letto o sentito una spiegazione su di esso, ma non ne afferra completamente o in modo definitivo il significato, né accerta in modo conclusivo quell’oggetto. Dopo aver appreso un nuovo argomento, abbiamo un’idea generale corretta su di esso, ma poiché non ne capiamo completamente il significato la nostra comprensione non è stabile e potremmo cambiare idea in seguito.

5. Una consapevolezza disattenta è una percezione diretta alla quale l’oggetto appreso appare chiaramente, ma non è accertato. Per esempio, mentre siamo assorti nella visione di un film, la nostra coscienza uditiva sente la voce di qualcuno vicino a noi, ma più tardi non possiamo dire con certezza chi stava parlando o di cosa stesse discutendo.

6. Il dubbio illusorio è una consapevolezza che vacilla tra due o più opzioni ed è incline alla conclusione sbagliata.

7. Una consapevolezza errata (viparyaya jñāna) è una coscienza concettuale o non concettuale che apprende erroneamente l’oggetto osservato. L’allucinazione che ci fa sentire delle voci dove non ce ne sono è una consapevolezza sensoriale errata. Credere che ciò che è impermanente sia permanente o che ciò che è ripugnante sia in realtà delizioso è una consapevolezza concettuale errata.

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