Il termine Lam Rim (ལམ་རིམ།), che letteralmente si traduce dal tibetano come “stadi del sentiero”, è anche conosciuto come byang chub lam gyi rim pa, ovvero “stadi del sentiero verso l’illuminazione”. In sanscrito, è designato come Mārgakrama. Fondamentalmente, il Lam Rim rappresenta una forma testuale e una struttura metodologica all’interno del Buddhismo tibetano che presenta in modo sistematico il percorso completo verso l’illuminazione così come insegnato dal Buddha Shakyamuni. Non si tratta semplicemente di una progressione lineare, ma implica lo sviluppo di una “mente del sentiero” attraverso un ordine graduale di comprensione e pratica, che conduce al pieno risveglio. La coerenza nella definizione e la sua diffusa adozione tra le diverse scuole sottolineano l’importanza centrale del Lam Rim nella pratica e nello studio del Buddhismo tibetano. Le molteplici traduzioni e variazioni del termine evidenziano la sua rilevanza in differenti contesti linguistici e filosofici.
Lo scopo fondamentale del Lam Rim è di organizzare i vasti e diversificati insegnamenti del Buddha in una sequenza coerente e facilmente comprensibile per i praticanti. Questo approccio sistematico permette agli individui di sviluppare gradualmente la necessaria comprensione e le pratiche richieste per il risveglio spirituale, progredendo passo dopo passo verso la Buddhità. La struttura sistematica degli insegnamenti del Buddha all’interno del Lam Rim affronta la complessità della filosofia buddhista, rendendola più accessibile e pratica per i praticanti a vari stadi del loro percorso spirituale.
Il termine “sentiero” nel Lam Rim non si riferisce solo a un viaggio fisico, ma più significativamente a uno specifico stato mentale che funge da via che conduce all’illuminazione. Questa “mente del sentiero” necessita di essere coltivata e sviluppata in un ordine graduale, con ogni stadio che si basa sul precedente. Questo sviluppo implica stati mentali progressivamente più ampi, ognuno comprendente una struttura mentale più vasta e rappresentato da individui con differenti motivazioni. L’enfasi sullo sviluppo di una “mente del sentiero” evidenzia la trasformazione interna e psicologica che il Lam Rim mira a facilitare, concentrandosi sulla coltivazione di specifici stati mentali piuttosto che sulla semplice esecuzione di rituali esteriori.
Il Lam Rim è considerato una condensazione o l’essenza di tutti gli 84.000 insegnamenti del Buddha; racchiude l’intero corpus della dottrina, spaziando dalle pratiche fondamentali agli insegnamenti più elevati sulla saggezza. Mira a dimostrare che tutti gli insegnamenti del Buddha sono interconnessi e non contraddittori, fornendo una comprensione unificata del Dharma. L’affermazione che il Lam Rim comprenda tutti gli insegnamenti del Buddha lo posiziona come un percorso spirituale completo e “autosufficiente”, offrendo tutto ciò di cui un praticante ha bisogno per raggiungere l’illuminazione all’interno di una singola struttura.
Il Lam Rim è strettamente correlato alla pratica del lojong (blo sbyong), che si concentra sull’addestramento e sulla trasformazione della mente. Entrambe le tradizioni enfatizzano istruzioni pratiche per lo sviluppo spirituale. È inoltre affine al genere noto come bstan rim, o “stadi della dottrina”, suggerendo una connessione con la presentazione sistematica dei principi filosofici buddhisti accanto alle istruzioni pratiche. La connessione con il lojong evidenzia l’aspetto pratico e trasformativo del Lam Rim, focalizzandosi sull’esperienza diretta e sulla coltivazione mentale. Il legame con bstan rim suggerisce un fondamento teorico, assicurando che gli aspetti pratici siano radicati nella filosofia buddhista.
Sebbene esistano diverse versioni del Lam Rim nelle scuole Nyingma, Kagyu e Gelug, è particolarmente noto tra le tradizioni Kadampa e Gelug. La scuola Gelug, fondata da Je Tsongkhapa, ha reso il Lam Rim una componente integrante e centrale dei suoi insegnamenti e del curriculum monastico. Anche il cuore del Buddhismo Kadampa è profondamente radicato nella pratica del Lam Rim.
Tutte le versioni del Lam Rim derivano in ultima analisi dal testo radice dell’XI secolo Una Lampada sul sentiero dell’Illuminazione (Bodhipathapradīpa) del maestro bengalese Atiśa Dīpaṃkaraśrījñāna. L’opera di Atiśa funge da “prototipo” e base testuale principale per l’intera tradizione del Lam Rim, organizzando gli insegnamenti essenziali del Buddha in un metodo passo dopo passo. La Lampada di Atiśa si erge come la pietra angolare della tradizione del Lam Rim, fornendo la struttura iniziale e l’ispirazione per le successive elaborazioni e commentari delle diverse scuole.
Nell’XI secolo, il Buddhismo era la religione ufficiale del Tibet dall’VIII secolo, ma sorsero preoccupazioni riguardo a come veniva insegnato e praticato. Incomprensioni di insegnamenti apparentemente contraddittori si erano tramandate, in particolare all’interno della tradizione prevalentemente orale. Il re tibetano, Yeshe O, cercò un maestro buddhista indiano per contribuire a chiarire l’intento del Buddha e garantire la purezza del Dharma in Tibet. Il contesto storico rivela che il Lam Rim nacque da una specifica necessità di sistematizzare e chiarire gli insegnamenti buddhisti in Tibet, affrontando la confusione dottrinale e assicurando l’integrità della pratica.
In risposta alla richiesta del re, il grande maestro buddhista indiano Lama Atiśa fu invitato in Tibet, ove trascorse tre anni, fornendo insegnamenti che sarebbero stati poi compilati nella sua opera fondamentale, il Bodhipathapradipa. Il suo arrivo segnò una svolta nella storia del Buddhismo tibetano, portando alla formalizzazione della tradizione del Lam Rim e a una rinnovata enfasi su un percorso strutturato verso l’illuminazione.
Secondo la tradizione, il lignaggio del Lam Rim deriva dallo stesso Buddha Shakyamuni, con la parte estesa trasmessa a Maitreya e Asaṅga, e la parte profonda (la saggezza della vacuità) trasmessa a Mañjuśhrī e Nāgārjuna. Ad Atiśa è attribuita la sintesi di questi due principali lignaggi – l’Esteso e il Profondo – in un approccio unificato all’interno dei suoi insegnamenti. La sintesi operata da Atiśa dei lignaggi Profondo ed Esteso evidenzia la natura onnicomprensiva del Lam Rim, integrando sia i metodi di pratica sia la saggezza della vacuità essenziale per l’illuminazione.
Gli insegnamenti di Atiśa furono tramandati al suo principale discepolo, il laico Dromtonpa, che ulteriormente propagò la tradizione del Lam Rim. Dromtonpa sottolineò in particolare l’importanza di una comprensione approfondita delle parole del Buddha nella loro interezza. Il lignaggio di trasmissione da Atiśa attraverso i suoi discepoli mette in luce l’importanza della relazione maestro-discepolo e la continuità della saggezza nella tradizione del Lam Rim.
Anche Gampopa, discepolo di Milarepa, introdusse il Lam Rim ai suoi discepoli, e la sua esposizione, nota come Il Prezioso Ornamento della Liberazione, rimane un testo chiave nelle scuole Kagyu.
Je Tsongkhapa (1357–1419) è famoso per i suoi estesi e influenti scritti sul Lam Rim, in particolare il Lam Rim Chen Mo (“Il Grande Trattato sugli Stadi del Sentiero verso l’Illuminazione”), completato nel 1402. Il Lam Rim Chen Mo è considerato un capolavoro, che fornisce una panoramica completa e dettagliata dell’intero sentiero basata sulla letteratura buddhista classica indiana e sulla precedente tradizione Kadampa. Tsongkhapa compose anche il Lam rim chung ba (“Trattato Breve”) e il Lam rim bsdus don (“Significato Conciso degli Stadi del Sentiero”), offrendo versioni più sintetiche dei suoi estesi insegnamenti. I contributi di Je Tsongkhapa, in particolare il Lam Rim Chen Mo, rappresentano il culmine dello sviluppo della tradizione del Lam Rim, diventando un testo fondamentale per la scuola Gelug e influenzando profondamente la comprensione e la pratica del percorso graduale.
Il Lam Rim è strutturato attorno al concetto delle tre motivazioni o “tre individui” (skyes bu gsum), che rappresentano stati mentali progressivamente più ampi. Questa divisione in tre ambiti – iniziale, intermedio e avanzato – permette ai praticanti di affrontare il sentiero spirituale in modo graduale, in base alla loro capacità e motivazione.
L’ambito iniziale di motivazione è caratterizzato dall’obiettivo di migliorare le rinascite future. L’emozione motivante è il timore di rinascite peggiori e il desiderio di evitarle. Questo livello si concentra sulla comprensione della preziosità della vita umana e sull’importanza di utilizzarla saggiamente per creare circostanze future positive. Coinvolge la riflessione sulla morte e sull’impermanenza per apprezzare il tempo limitato che abbiamo. Vengono introdotti gli insegnamenti sul karma, sottolineando l’importanza di evitare comportamenti distruttivi per prevenire rinascite negative. Anche prendere rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha è un aspetto chiave, poiché significa stabilire una direzione sicura per la propria vita.
L’ambito intermedio di motivazione ha come obiettivo la liberazione dall’incontrollabile ciclo delle rinascite (samsara). L’emozione motivante è l’avversione e l’insoddisfazione per la sofferenza inerente all’esistenza ciclica, una determinazione a liberarsene, definita “rinuncia”. Questo livello approfondisce la natura della sofferenza, incluse le sofferenze degli stati di rinascita superiori e la generale sofferenza pervasiva del samsara. Coinvolge l’analisi dei fattori mentali e delle emozioni disturbanti, comprendendo come causino problemi e perpetuino il ciclo delle rinascite. Vengono introdotti i dodici anelli dell’origine dipendente per spiegare il meccanismo della rinascita. La rinuncia in questa fase è intesa come una sincera determinazione a liberarsi dalle cause della sofferenza e del samsara. Il percorso verso la liberazione è presentato attraverso i tre addestramenti superiori: disciplina etica, concentrazione e saggezza (consapevolezza discriminante della realtà).
L’ambito avanzato di motivazione mira alla piena illuminazione al fine di beneficiare tutti gli altri esseri senzienti. L’emozione motivante è l’amore, la compassione e l’aspirazione a raggiungere lo stato di buddha per il bene di tutti gli esseri (bodhicitta). Questo livello espande la sfera di interesse a tutti gli esseri, riconoscendo la loro sofferenza condivisa. Inizia con la coltivazione dell’equanimità verso tutti, seguita dallo sviluppo di amore e compassione e dal desiderio che tutti siano liberi dalla sofferenza e dalle sue cause. Il concetto di assumersi la responsabilità di aiutare tutti gli esseri è centrale. Il percorso verso l’illuminazione è delineato attraverso la pratica delle sei perfezioni (attitudini di vasta portata): generosità, disciplina etica, pazienza, perseveranza, concentrazione e saggezza. La comprensione della vacuità (sunyata) è cruciale in questa fase per superare la radice della sofferenza e sviluppare la capacità di aiutare veramente gli altri. Vengono presi i voti del Bodhisattva per guidare le proprie azioni verso l’illuminazione a beneficio di tutti.
Nella tradizione del Lam Rim, l’integrazione di questi tre ambiti nel loro ordine appropriato è considerata cruciale per un autentico progresso spirituale. Saltare un livello si ritiene che porti a una mancanza dello stato mentale desiderato. La pratica coinvolge non solo la comprensione intellettuale, ma anche la coltivazione delle corrispondenti emozioni e motivazioni nella propria vita.
I temi principali del Lam Rim sono dunque la rinuncia, la bodhicitta e la vacuità. Questi tre principi sono considerati essenziali per raggiungere l’illuminazione attraverso i veicoli di pratica Sutra e Tantra.
La rinuncia, in questo contesto, si riferisce al distacco dai piaceri del samsara e alla determinazione di liberarsi dalla sofferenza inerente all’esistenza ciclica. Ciò implica riconoscere la natura insoddisfacente di tutte le esperienze samsariche, inclusi i piaceri transitori e le apparenti felicità. Senza una rinuncia autentica, non è possibile pacificare la continua sete di piacere nell’oceano del samsara. La rinuncia, tuttavia, non implica necessariamente l’abbandono delle attività quotidiane, piuttosto un cambiamento nell’atteggiamento e nella motivazione, in cui non si è più guidati dall’attaccamento ai risultati samsarici.
La bodhicitta è la mente dell’illuminazione, il desiderio altruistico di raggiungere l’illuminazione non per il proprio beneficio, ma per il bene di tutti gli esseri senzienti. È motivata da amore e compassione per tutti gli esseri che soffrono nel samsara. La bodhicitta è considerata anche l’unico ingresso al Mahayana e la base per intraprendere le azioni del bodhisattva, come la pratica delle sei perfezioni. Senza bodhicitta, anche la rinuncia e la realizzazione della vacuità non possono portare alla piena illuminazione, poiché non rimuovono le oscurazioni sottili che la impediscono.
La vacuità (sunyata), o “corretta visione”, si riferisce alla comprensione della vera natura della realtà, che è priva di esistenza intrinseca o indipendente. Secondo la visione Prasangika Madhyamaka, tutto esiste per mera designazione mentale e non dalla parte propria. La realizzazione della vacuità è essenziale per recidere la radice del samsara, che è l’ignoranza che si afferra alla convinzione che le cose esistano in modo indipendente. Anche se si ha la mente della rinuncia e si coltiva bodhicitta, senza la realizzazione della vacuità non è possibile eliminare permanentemente le afflizioni e le loro cause. La comprensione della vacuità, unita alla rinuncia e alla bodhicitta, è quindi fondamentale per il percorso completo verso l’illuminazione.
La pratica del Lam Rim offre numerosi benefici per i praticanti. Innanzi tutto, la capacità di comprendere che tutti gli insegnamenti del Buddha sono interconnessi e non contraddittori. Il Lam Rim presenta gli insegnamenti in modo sistematico, rendendo più facile vedere come i diversi aspetti del Dharma si adattano insieme per formare un percorso completo verso l’illuminazione. Questa comprensione unificata può dissipare la confusione e il dubbio che possono sorgere quando si incontrano i vari insegnamenti del Buddha.
Un altro vantaggio significativo della pratica del Lam Rim è che aiuta i praticanti a comprendere l’intenzione ultima del Buddha. Organizzando gli insegnamenti in un percorso graduale, il Lam Rim rivela la progressione degli stadi che portano all’illuminazione, consentendo agli individui di discernere lo scopo finale di tutti gli insegnamenti buddhisti. Questa chiarezza di intenti può ispirare e fornire una direzione chiara al percorso spirituale.
Il Lam Rim è anche considerato un mezzo efficace per proteggersi da condotte errate e per superare le afflizioni mentali e le emozioni negative. Meditando sugli stadi del sentiero, i praticanti sviluppano una maggiore consapevolezza dei propri stati mentali e delle proprie azioni. Questa consapevolezza permette di identificare e abbandonare i comportamenti non virtuosi e di coltivare qualità positive come la compassione, la saggezza e la pazienza. La pratica regolare del Lam Rim può quindi portare a una trasformazione graduale della mente, riducendo le afflizioni e creando le cause per la felicità e la liberazione.
Inoltre, il Lam Rim è considerato una pratica accessibile e applicabile alla vita quotidiana. La sua presentazione graduale consente ai praticanti di integrare gli insegnamenti e le meditazioni passo dopo passo, rendendo il cammino spirituale meno scoraggiante e più realizzabile. Anche brevi meditazioni sui temi del Lam Rim possono lasciare un’impronta positiva nella mente e avvicinare i praticanti alla realizzazione del sentiero.
Infine, il Lam Rim è stato utilizzato da molti grandi meditatori e yogi nel corso della storia per ottenere rapidamente realizzazioni. La sua struttura completa e sistematica fornisce una guida chiara e potente per la pratica spirituale, consentendo ai praticanti di progredire in modo efficiente verso l’illuminazione. La continuità nella pratica del Lam Rim è considerata essenziale per ottenere risultati duraturi e per realizzare il pieno potenziale del percorso buddhista.